“I’m writing it down” and I’m writing it all. penso e
ripenso a questa frase da tempo, l’ho scritta assieme a Gaia, in una canzone
che un giorno vi canterà.” The coming home blues”.
Ma non è vero! Quello che scrivo non è tutto!, non è mai
tutto, è sempre solo una piccolissima parte di un flusso di pensieri, cose
persone e oggetti e verbi e congiunzioni e accenti che si incontrano
descrivendo una situazione, spesso in maniera incompleta. Ma questo è giusto.
Stiamo parlando di musica, quindi, lasciamo spazio all’immaginazione, e
lasciamo dubbi aperti. Quando si scrive una canzone alla fine si crea un
percorso a indizi che chi ascolta farà
alla propria personalissima maniera!
Questo perché fin’ora ho scritto solo canzoni. E se
scrivessi qualcos’altro? La ,magari, potrei scrivere giù tutto. Magari non ho
un bel niente da scrivere.
Ultimamente mi sono fatto un nuovo amico, si chiama Abasse
from Senegal West Africa o perlomeno è così che si presenta ogni qualvolta
suona al mercatino qua a Berlino. Siamo in tanti la e quest’estate eravamo
anche di più. Tutti amici, perché siamo la, suoniamo. Gli uni degli altri
sappiamo solo questo, suoniamo la ogni martedì e venerdì. Ma si sa come vanno
le stagioni, la gente va e viene. Abasse è sempre la. Canta senza microfono. La
sua voce è così potente che riesce a farsi sentire forte e chiaro per decine di
metri IN MEZZO A UN MERCATO! Me lo immagino con i rasta coperti di neve che
canta a-b-c!!! one-two-three!!! Con un
enorme sorriso bianco, e i bambini, anche loro coperti di neve, che come al
solito dondolano in totale stato di trance da musica africana cadendo ogni
tanto rovinosamente davanti o su Abasse! Mi viene da ridere.
È quasi l’alba, ho gli occhi aperti, il freddo della notte
fischia in una fessura della vecchia finestra, sono pronto, mi vesto e vado. Tutto
è pronto per andare a scuola.. prendo una bottiglia d’acqua dal tavolo e
sgattaiolo fuori di casa. Fa ancora buio. Corro in fondo alla strada, a destra,
poi a sinistra, diritto per 5 minuti, vedo un bagliore davanti tra le case,
sono le ultime 2. Le oltrepasso, davanti
a me c’è una collina, e dietro… … corro su, rischio di ammazzarmi a più di un
salto. Arrivo in cima. Ce l’ho fatta! Ho trovato il giorno! La luce! Prima
degli altri! Mio nonno, come fanno i nonni, mi ha insegnato che “nella vita uno
può tutto, basta crederci” . ma in realtà non sono un patito di albe, l’alba
non è altro che uno degli elementi che mi aiutano a purificare il momento, come
il silenzio, l’assenza di vento. Batto le mani. L’eco è travolgente, sento la
valle che crea dei ritmi complessi rimandando il suono delle mani da un angolo
all’altro come giocando a pallavolo. Questo è il mio posto magico. Sono su uno
strapiombo di centinaia di metri, che fa da trampolino al suono delle mie mani,
lanciandolo in una specie di colosseo naturale. Qua sono un leone. Sono
spirito. Inspiro, espiro, guardo una vetta, lentamente dalla mia gola esce un
sottile lamento, basso, sofficie. Spingo avanti, sempre di più. Vedo la strada
da percorrere, la prendo, è quella giusta, la melodia comincia ad uscire dalla
mia voce, canto!!! Quando canto sono un guerriero, come unica arma il suono
della voce. Lo faccio ogni mattina,
vengo qua, e mi esercito. Quando sarò
grande, la gente verrà per sentirmi cantare le canzoni che mi hanno insegnato
le montagne.
Abasse canta canzoni in senegalese, e ora sostiene di averne
una in tedesco…ma perché no. È un anno e mezzo che suona regolarmente al
mercato 2 volte alla settimana. Quando
tocca a lui qualsiasi situazione meteo si trasforma in Africa, e noi, che
abbiamo la fortuna di vederlo suonare ci nutriamo dell’energia di quella terra
di leoni e diamanti.
Ogni tanto, durante qualche istante di qualche sua canzone,
mentre canta davanti a 100 persone o magari 5,
forse gli ho visto negli occhi il riflesso della valle.
(Abasse Ndiay) -- http://www.youtube.com/watch?v=VSKdUqZ5MXw check on souncloud
Galeb.
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