martedì 12 novembre 2013

“I’m writing it down” and I’m writing it all. penso e ripenso a questa frase da tempo, l’ho scritta assieme a Gaia, in una canzone che un giorno vi canterà.” The coming home blues”.

Ma non è vero! Quello che scrivo non è tutto!, non è mai tutto, è sempre solo una piccolissima parte di un flusso di pensieri, cose persone e oggetti e verbi e congiunzioni e accenti che si incontrano descrivendo una situazione, spesso in maniera incompleta. Ma questo è giusto. Stiamo parlando di musica, quindi, lasciamo spazio all’immaginazione, e lasciamo dubbi aperti. Quando si scrive una canzone alla fine si crea un percorso a indizi che chi ascolta  farà alla propria personalissima maniera! 

Questo perché fin’ora ho scritto solo canzoni. E se scrivessi qualcos’altro? La ,magari, potrei scrivere giù tutto. Magari non ho un bel niente da scrivere.

Ultimamente mi sono fatto un nuovo amico, si chiama Abasse from Senegal West Africa o perlomeno è così che si presenta ogni qualvolta suona al mercatino qua a Berlino. Siamo in tanti la e quest’estate eravamo anche di più. Tutti amici, perché siamo la, suoniamo. Gli uni degli altri sappiamo solo questo, suoniamo la ogni martedì e venerdì. Ma si sa come vanno le stagioni, la gente va e viene. Abasse è sempre la. Canta senza microfono. La sua voce è così potente che riesce a farsi sentire forte e chiaro per decine di metri IN MEZZO A UN MERCATO! Me lo immagino con i rasta coperti di neve che canta  a-b-c!!! one-two-three!!! Con un enorme sorriso bianco, e i bambini, anche loro coperti di neve, che come al solito dondolano in totale stato di trance da musica africana cadendo ogni tanto rovinosamente davanti o su Abasse! Mi viene da ridere.

È quasi l’alba, ho gli occhi aperti, il freddo della notte fischia in una fessura della vecchia finestra, sono pronto, mi vesto e vado. Tutto è pronto per andare a scuola.. prendo una bottiglia d’acqua dal tavolo e sgattaiolo fuori di casa. Fa ancora buio. Corro in fondo alla strada, a destra, poi a sinistra, diritto per 5 minuti, vedo un bagliore davanti tra le case, sono le ultime 2. Le oltrepasso,  davanti a me c’è una collina, e dietro… … corro su, rischio di ammazzarmi a più di un salto. Arrivo in cima. Ce l’ho fatta! Ho trovato il giorno! La luce! Prima degli altri! Mio nonno, come fanno i nonni, mi ha insegnato che “nella vita uno può tutto, basta crederci” . ma in realtà non sono un patito di albe, l’alba non è altro che uno degli elementi che mi aiutano a purificare il momento, come il silenzio, l’assenza di vento. Batto le mani. L’eco è travolgente, sento la valle che crea dei ritmi complessi rimandando il suono delle mani da un angolo all’altro come giocando a pallavolo. Questo è il mio posto magico. Sono su uno strapiombo di centinaia di metri, che fa da trampolino al suono delle mie mani, lanciandolo in una specie di colosseo naturale. Qua sono un leone. Sono spirito. Inspiro, espiro, guardo una vetta, lentamente dalla mia gola esce un sottile lamento, basso, sofficie. Spingo avanti, sempre di più. Vedo la strada da percorrere, la prendo, è quella giusta, la melodia comincia ad uscire dalla mia voce, canto!!! Quando canto sono un guerriero, come unica arma il suono della voce.  Lo faccio ogni mattina, vengo qua,  e mi esercito. Quando sarò grande, la gente verrà per sentirmi cantare le canzoni che mi hanno insegnato le montagne.

Abasse canta canzoni in senegalese, e ora sostiene di averne una in tedesco…ma perché no. È un anno e mezzo che suona regolarmente al mercato 2 volte alla settimana.  Quando tocca a lui qualsiasi situazione meteo si trasforma in Africa, e noi, che abbiamo la fortuna di vederlo suonare ci nutriamo dell’energia di quella terra di leoni e diamanti.

Ogni tanto, durante qualche istante di qualche sua canzone,

mentre canta davanti a 100 persone o magari 5,


forse gli ho visto negli occhi il riflesso della valle.  

(Abasse Ndiay)  --  http://www.youtube.com/watch?v=VSKdUqZ5MXw  check on souncloud

Galeb. 

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