Pazienza, nella vita ci vuole pazienza. Se uno ha un
obiettivo, gli servirà tanta pazienza per raggiungerlo. Se uno non ce l’ha, avrà
bisogna di ancora più pazienza per aspettare che finisca tutto. Ogni tanto
quando vedo una persona capisco la storia dell’obiettivo, se c’è o no. Ogni
tanto no. Se c’è una cosa nella quale mi esercito molto a Berlino è ad avere
pazienza. Bisogna avere pazienza che qualcuno si svegli, bisogna avere pazienza
quando gli altri non camminano al tuo ritmo. Pazienza per i mezzi pubblici.
Pazienza per il proprio turno di suonare ai mercatini. Pazienza per ogni cosa.
Forse ,prima di Berlino, mi consideravo una persona paziente. Ora so di dover
imparare.
C’è quest’uomo che sta sempre là, con i gomiti appoggiati al
cestino della sua bici, si guarda attorno. Ogni tanto prende la bici, fa dei
giri che variano da 10 minuti, a, il giro del piazzale. Il cestino della sua
bici è in realtà una di quelle cassette di plastica per le birre in bottiglia,
credo da 12 bottiglie. È grosso. Ma non grasso, anzi. È un omone della Germania
est che in qualche modo dev’essere rimasto legato al fatto del muro, la libertà
e tutto il resto. O magari non gliene può fregar di meno. Sta solo là per i
turisti.
In Germania, in quanto paese ,per certi versi, civile, c’è
un rimborso per le bottiglie di vetro e di plastica. A Berlino, capitale
universale della bambagia incontrollata collettiva e ogni tanto schizzofrenica,
la raccolta delle bottiglie è un grosso business. Credo ci siano molte famiglie
che portano a casa un mezzo stipendio in bottiglie raccattate da chi “fa festa”
o solo dagli angoli di ogni strada. Di regola qua si lasciano le bottiglie
vuote appoggiate su qualunque contatore/estintore/scalino/crashsbum!!! Ci sono
vetri rotti ovunque. Ovunque.
La sua faccia è definibile strana, è tutta rossa ed è pieno
di strani foruncoli. Magari è malato e non si può muovere un gran che, ma per
il resto non pare. Poi se hai cose strane non mangi currywurst e noodles.
Magari si. Ogni tanto si gira verso di me, quando c’era Gaia forse preferiva
guardare lei, tra i due… si gira,sorride, e annuisce con la testa, ogni tanto
alza le mani come per applaudire, facendole ricadere subito sotto al mento. Si
guarda attorno. Aspetta paziente.
Un gruppo di ragazzi arrivano assieme al tramono all’east
side gallery di Berlino. Un posto pieno di energia, di storia, di vibrazioni.
Forse quelle vengono dallo Yaam,il club afro reggae in fondo al fiume..forse
loro sono diretti la. Bevono birra e bestemmiano e sbraitano come solo gli
inglesi ubriachi sanno fare, passano di fianco a un uomo in piedi, piegato
sulla sua bici con le mani sotto al mento che aspetta. Uno si gira, indica
l’uomo, bestemmia qualcos’altro in britannico e poi vedi l’uomo che gli si
avvicina al suo ritmo lento. Braccia aperte. Sta per… no. Gli danno tre
bottiglie. Ringrazia e si gira lasciandoli alle loro bestemmie. A lui l’inglese non interessa. Il cestino è pieno. Sale sulla bici. Sarà di
ritorno al massimo in 10 minuti. Lui è sempre la. Paziente.
Quest’uomo credo al momento di poter ufficialmente dire che
è IL MIO Più GRANDE FAN! Credo non ci
sia nessuno che ha visto tanti concerti di GalebandtheSeagull quanti lui, se si
conta che per tutta l’estate eravamo la, davanti a lui almeno 2,3 volte a
settimana. Ci siamo salutati forse 5 volte. L’ultima volta gli ho regalato un
disco con un inchino, perché ho dei problemi con il tedesco.
Credo gli piaccia la nostra musica.
A modo suo.
Ce l’ha dimostrato.
Galeb.
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